Il Piano Educativo Individualizzato
nella scuola dell'infanzia

 

 

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Come è cambiato il P.E.I.


Il documento denominato "Piano Educativo Individualizzato - Progetto di Vita", previsto dalla legge 104/92 sull'integrazione delle persone con handicap, rappresenta uno strumento fondamentale per la riuscita del nostro intervento educativo. Esso si divide in quattro parti, ciascuna delle quali dovrebbe essere il frutto della collaborazione fra insegnanti di sostegno, insegnanti curricolari ed altre figure professionali (medico, fisioterapista, psicologo, assistente sociale, assistente specialistico...) che si occupano del bambino.
Il Piano Educativo Individualizzato, dunque, comprende:

  • La Diagnosi Funzionale Educativa, in cui vengono riportati i dati relativi al disturbo del bambino e alle sue potenzialità di recupero;
  • Il Profilo Dinamico Funzionale, in cui vengono definiti gli obiettivi a breve (1-2 mesi), medio(6 mesi-1 anno) e lungo termine (1-2 anni).
  • Attività, materiali e metodi di lavoro, in cui si definiscono le risorse impiegate e le modalità con cui viene attuato concretamente l'intervento;
  • Verifica dell'acquisizione e dell'appropriatezza degli obiettivi, in cui si stabiliscono le modalità e i tempi per verificare a) il livello di raggiungimento degli obiettivi educativi da parte del bambino; b) l'adeguatezza degli obiettivi individuati all'inizio dell'anno e l'eventuale necessità di "correggere il tiro".

Quali sono le principali novità introdotte nel Piano Educativo Individualizzato negli ultimi anni?
Innanzitutto il modo in cui viene classificato il disturbo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti diffuso un diverso modello di diagnosi funzionale basato sull' ICF (International Classification of Functioning), che non si limita alla certificazione della patologia ma indica "come funzionano" le strutture mentali e corporee del bambino; oltre a ciò amplia la visione "medica" inserendo abilità sociali e personali, fattori contestuali ed ambientali, rendendo così la diagnosi davvero "funzionale" al lavoro dell'insegnante. Questo modello è purtroppo ancora poco diffuso presso le nostre ASL ed è questo il motivo per cui il modello di PEI che trovate in allegato riporta ancora la vecchia struttura di diagnosi funzionale e di profilo dinamico basati sulle tradizionali sei "aree" e sui corrispondenti "assi".
Altro passo avanti si è compiuto con il passaggio dal concetto di disbilità a quello di Bisogno Educativo Speciale, spostando l'accento dal deficit da "normalizzare" all'opportunità dell'individualizzazione dei percorsi formativi e alla valorizzazione delle diverse abilità.
Infine si afferma la tendenza ad estendere l'ambito del Piano Educativo Individualizzato dalla scuola alla vita di tutti i giorni: l'intervento non è più finalizzato soltanto al raggiungimento dei traguardi previsti dai programmi scolastici ma riguarda l'autonomia personale, il benessere psico-fisico, la riflessione da parte dell'alunno sulle proprie aspettative di realizzazione personale e sul possibile insermento nel mondo del lavoro, la cura delle relazioni sociali: è il Progetto di Vita.


Per approfondire:

D. Ianes, Il Piano Educativo Individualizzato - Progetto di Vita (nuova ed. 2005-2006), Trento, Centro Studi Erickson 2005.
D. Ianes, La diagnosi Funzionale secondo l'ICF, Trento, Centro Studi Erickson 2004.

Gli alunni portatori di handicap nella scuola dell’infanzia: strategie d’integrazione e organizzazione. (Dott.ssa Cristina De Angelis)

 

 

 

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